28 ottobre 2020

Recensione: "L'AMANTE DEL BOSCO" di SUSAN VREELAND

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E' molto raro che io finisca un libro e mi metta subito a scriverne le mie impressioni. Soprattutto in questo ultimo anno, dopo il blocco che ho avuto, mi sembra sempre che ho altri libri da recuperare e non penso che potrebbe essere bello anche scrivere impressioni a caldo.

Non so se questa cosa mi porterà a dei risultati migliori o meno, ma ho deciso che voglio raccontarvi subito quello che ho pensato di questo romanzo finito di leggere da pochissimo (domenica 25/10). Un romanzo che ha unito le mie due passioni, l'arte e la lettura in un mix che mi ha incantata. Ma ve ne parlo meglio nel post...




Trama: Emily Carr vuole dare voce alla natura, alle riserve della Columbia Britannica e trovare la sua strada in un mondo fatto di bigottismo religioso e timore del diverso non è stato sempre facile. Per non parlare del fatto che si tratta di una donna e che la pittura era solo un mestiere maschile. 

Titolo: L'amante dei boschi
Autrice: Sudan Vreelan
Casa Editrice: Beat
Anno: 2017
Pag: 462
Prezzo: 11.00 euro



Cosa Ne Penso...


Questo era uno dei romanzi che avevo scelto a dicembre dell'anno scorso come candidato alla mia tbr annuale, comprato solo per il nome dell'autrice, diventata per me una garanzia e a questo punto una bellissima conferma.

Susan Vreeland ci racconta la vita di una donna che ha rotto molti degli schemi sociali e artistici dei primi del 900 ma anche religiosi. L'ambientazione del romanzo è prevalentemente quella della Columbia Britannica, colonia inglese della parte occidentale del Canada, abitata da nativi americani appartenenti a molte tribù differenti. Siamo in un periodo di indottrinamento cristiano nei confronti delle popolazioni locali e soprattutto nei confronti di quanti venivano ritenuti selvaggi. E' in questo clima storico che la Carr si trova ad agire diventando, proprio per le sue scelte, una donna fuori dal comune, da allontanare anche se di talento, da sottovalutare.

In contrapposizione a questo clima storico/sociale ci ritroviamo, invece, davanti ad un clima artistico molto più in movimento, per i vari cambiamenti di pensiero, di tecniche di nuove visualizzazioni del colore e dei soggetti rappresentati. Siamo nel periodo delle Avanguardie artistiche, correnti che portano degli sconvolgimenti nelle tecniche classiche della pittura fino ad allora conosciuta.
Ed è ad una di queste correnti che Emily Carr si rifà per creare la sua arte, quella dei Fauves, una sorta di evoluzione dell'impressionismo ma con l'uso di colori molto più "violenti", più carichi, più brillanti.

La storia che ci racconta la Vreeland è chiaramente una biografia romanzata dalla quale, però, non ha eliminato o modificato totalmente gli eventi, per quanto l'autrice ci avverta, nella sua postfazione, che la stessa Emily negli scritti che ci ha lasciati, ha spesso modificato la realtà degli eventi.
Al di là di quanto possa averci raccontato la Vreeland e la scelta di aver inventato gli eventi, voglio raccontarvi della mia esperienza di lettura con questo romanzo.
Emily Carr mi si è presentata come una donna coraggiosa, forte, testarda e allo stesso tempo fortemente influenzata dalle carenze della sua vita. 




Per una donna scegliere l'arte al posto della famiglia era una sorta di disonore, l'arte era solo un passatempo e questo sicuramente non avrebbe potuto farla vivere in maniera dignitosa. Ma Emily non si è mai posto il problema, è riuscita ad essere devota alla sua arte per tutto il tempo.

Tra le pagine del romanzo ci troviamo a conoscere le gioie e le difficoltà della sua vita, l'aver trovato uno scopo al suo lavoro artistico, quello di riprodurre i totem delle civiltà indiane prima che possano scomparire del tutto, ha alimentato la sua impazienza di conoscere sempre di più quel mondo, quella gente così accogliente nei suoi confronti, così profondamente segnata dalle volontà di una popolo che con la scusa della civilizzazione hanno brutalmente ucciso e sottratto la libertà e la cultura ai nativi.




La Carr diventa rappresentate di un popolo sottomesso dalla missione religiosa britannica, amica dei nativi e amante della natura e dei boschi, appunto. La capacità di aver saputo dare spazio ad alberi infiniti dai colori ignoti e improbabili che fanno da sfondo alla rappresentazione degli animali guida sui totem. Foreste di Totem diventano rappresentativi delle sue opere d'arte ammaliano e affascinano coloni inglesi e colonizzati indiani.

"Il mio scopo, nel dipingere questa collezione di quadri sui pali totemici, è stato quello di descrivere queste vestigia impressionanti, monumentali, nella loro collocazione originaria. Voglio offrire un tributo alla creatività dell'arte e della vita dei primi abitanti della provincia. Quello che vedete qui rappresenta solo una piccola parte delle grandi comunità della Columbia Britannica..."

Ma non sempre la Carr ha avuto una prolifica vena artistica, ci sono stati momenti di sconforto nei quali non ha dipinto nulla, ci sono stati momenti in cui ha pensato di non poter più dipingere, di non saperlo più fare, di non riuscire a farsi comprendere dagli osservatori dei suoi quadri, di trovare davanti a sé solo dei muri che non sarebbe riuscita a valicare.
E' qui che entrano in campo le altre bellissime figure di questo romanzo, figure che hanno aiutato Emily a cercare le ragioni che le sono servite nella vita.
Abbiamo Claude il mercante sulle navi di cui si è innamorata perdutamente, abbiamo Jessica la sua migliore amica, sempre pronta a spronarla e a ricordarle che la sua arte è ormai divenuta un dovere nei confronti di chi non ha voce. C'è Harold, un ragazzo cresciuto con gli indiani di cui ha totalmente assorbito la cultura al punto da subire molte reclusioni psichiatriche e poi Sophie una donna di cui sicuramente non saprei parlare a dovere.

"Non saranno mai pronti. Sono stata una stupida a sperarlo. Tutti quegli imprenditori edili di Vancouver non vogliono che la gente veda la vitalità e la dignità della cultura dei nativi. I loro profitti provengono dalla distruzione degli indiani e io... Cosa sto facendo, io?"   "Tu rendi  loro onore" disse fermamente Jessica.   " Ma se i bianchi non recepiscono la cosa, non ho fatto niente con questi dipinti per opporsi alla tragedia di Cumshewa e degli altri villaggi in rovina. Niente per oppormi al villaggio messo a fuoco a solo pochi isolati da qui. Niente per oppormi alle perdite, non solo dei bambini di Sophie, ma di tutti quelli lungo la costa."."

 

Ecco lo spirito di Emily, una donna che ha donato la sua arte a favore di una causa umana che l'ha segnata profondamente proprio grazie alla possibilità di essere accolta da loro. Sophie, una donna indiana, diventa la sua amica/sorella e più volte ci si rende conto di quanto lei sia molto più sorella di Emily delle sue reali sorelle. Sophie è un personaggio bellissimo della vicenda, una sorta di guida spirituale di Emily sebbene lo sia solo apparentemente. Anche Sophie è umana e come tale soffre, si addolora, e commette errori.





Sono rimasta totalmente avvinta e avvolta dall'atmosfera creata dalla Vreeland in questo romanzo sebbene io abbia trovato la prima parte un po' troppo tecnica per i non addetti ai lavori. L'autrice è riuscita a trasmettermi il cambiamento di Emily e il momento in cui riesce a capire quale sia la sua strada, quale sia il suo obiettivo e questo si dispiega anche davanti ai nostri occhi con una progressiva immersione nella natura. La Vreeland da voce alla natura dei boschi al punto che mi sono ritrovata a comprendere la magnificenza provata da Emily davanti agli spettacoli che la natura stessa le ha offerto.

Una storia che mi ha rapita non solamente per Emily ma anche per quella dei personaggi che le ruotano attorno e a cui la scrittrice riesce a donare il loro spazio nonostante la stessa Emily sia comunque una presenza molto carismatica a livello narrativo. Una donna piena di forza vitale ma allo stesso tempo di una fragilità enorme che ha sempre cercato di nascondere dietro ad una sorta di aggressività di difesa. Un romanzo molto accurato, molto realistico e dettagliato e per questo in grado di coinvolgermi pienamente nella storia che mi ha raccontato.


VOTAZIONE:



Devo ammettere che inizialmente ho pensato si trattasse di un romanzo un po' sottotono rispetto al precedente dell'autrice. Stavo rimanendo delusa dal fatto che ci fossero troppi elementi tecnici che io, avendo comunque studiato arte contemporanea all'università stavo capendo, ma non pensavo potessero essere adatti ad un romanzo. Invece ho dovuto ricredere a tutto questo mio iniziale pensiero in relazione poi a quanto è accaduto poi.

La Vreeland ci accompagna gradualmente nel mondo della Carr e lo fa di pari passo con l'artista che gradualmente riscopre la natura e la necessità e i messaggi lasciati da essa. A questo aggiunge l'urgenza fisica di salvare le popolazioni native e tutto ci diventa più viscerale, necessario. Tutte le sensazioni provate da Emily riusciamo a percepirle attraverso le pagine e il procedere di una storia che per quanto sia molto affascinante è anche costellata di molta sofferenza e dolore. 

Percepiamo i dubbi di Emily nel perseguire così pedissequamente il suo scopo lasciando andare la sua vita, la possibilità di avere un affetto, la possibilità di creare una vita che non sia legata solamente all'arte. Ma allo stesso tempo ci troviamo anche a comprendere che questa è l'unica scelta plausibile per lei, l'unica che effettivamente la rende felice e completa.

Un romanzo molto bello, intenso, che vi lascia la sensazione di aver partecipato a qualcosa di grandioso e potente. Una storia commovente che gratifica e lascia con la voglia di correre fra i boschi.

Fatemi sapere se lo avete letto, se avete letto qualcosa di questa autrice. Mi dispiace se sono stata troppo prolissa nel parlarvene ma volevo rendere a pieno le sensazioni che mi ha trasmesso questo romanzo.

Vi auguro di fare bellissime letture, vi mando un abbraccio... A presto!

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