18 luglio 2016

RECENSIONE "THE DARK" di JOHN McGAHERN

SALVE A TUTTI VIAGGIALETTORI BENVENUTI O BENTORNATI SUL MIO BLOG!!!


Come state amici con questo caldo? Io sto perennemente chiusa in casa, quando posso, visto che ho una pressione che non è bassa DI PIU' e il rischio svenimento anche in posti improbabili è sempre in agguato!!!

Ma lasciamo stare le mie disavventure estive e procediamo con il post...
Quella di oggi è una recensione/opinioni (Come al solito) di un libro che mi ha fatto provare emozioni contrastanti, dalla rabbia, alla pena e non avevo mai letto cose simili. Non libri che mi facessero provare questo tipo di emozioni, ma proprio il tipo di libro, non mi aspettavo mi potesse piacere. Vi spiego tutto nel post, BUONA LETTURA!!!






TRAMA: Un ragazzo alla ricerca della propria posizione nel mondo, attraverso il superamento di un male oscuro che non è solo esterno, ma anche dentro di sé.




Titolo: The Dark
Autore: John McGahern
Casa Editrice: Minimum Fax
Anno: 2016
Pag: 204
Prezzo: 15,00 euro







VALUTAZIONE:



Non so se vi sia mai capitato di vedere la copertina di un libro e farvi un' idea tutta vostra della storia che racconta al suo interno. Bene questo è stato il caso di The Dark che, a vederne la copertina, mi ha dato l'idea di essere un thriller, ma non è così. Di solito ho il brutto vizio di non leggere quasi mai le trame se non ho il libro fisico tra le mani, e, anche in quel caso, non arrivo mai fino alla fine eh eh eh...
Per alcuni potrebbe essere una pazzia la mia, e magari tanti fanno la stessa cosa che faccio io chissà, a me molte volte è andata bene così, e credo che il fatto di non leggere sempre tutta la trama possa evitare di anticiparti la storia.
Tornando a noi, la storia raccontata in questo libriccino di poco più di 200 pagine è qualcosa che ti coinvolge senza che tu, lettore, te ne possa rendere conto.

La storia che McGahern ci racconta è ambientata nell'Irlanda degli anni '50, una nazione fortemente condizionata dal cattolicesimo che va a giustificare anche quelli che, nella morale comune e lontana da condizionamenti di ogni tipo, devono essere considerati come comportamenti malsani.
L'attenzione di questo scrittore si concentra su due figure principalmente, Mahoney, il capofamiglia, e suo figlio, di cui l'autore non ci dice mai il nome, ma è come se desse la possibilità al lettore di essere il protagonista dei fatti raccontati.
Le vicende riguardano il percorso di crescita di questo figlio, che cerca di allontanarsi dalla vita che svolge suo padre, il contadino, ma, allo stesso tempo, non vuole staccarsene del tutto.

Mahoney è un uomo violento, irascibile, sempre pronto alla lite, alle urla, alla violenza, di tutti i generi, nei confronti di chiunque dimostri di avere un proprio cervello o delle proprie aspirazioni personali diverse dal mandare avanti il lavoro dei campi. Un uomo rude e rozzo che non sa cosa significhi essere nel mondo, con gli altri, e che, come dicevo prima, è il primo a sfruttare la sua forte appartenenza religiosa per giustificare i continui soprusi ai suoi figli.
In realtà in questo libro si parla anche di un percorso di redenzione, se vogliamo dire così, proprio di questo padre, che nel corso delle pagine e degli anni che vengono in esse percorsi, accenna a voler essere migliore di quanto non sia stato fino ad allora.
Il figlio, di cui non sappiamo nulla che possa identificarlo, è un ragazzino continuamente stressato da ciò che gli viene imposto dal padre e dalla società. 
Diventare prete, in questo caso, è la rappresentazione di una entrata prepotente del senso religioso nella sua vita di adolescente che sa di non voler rinunciare a quello che la vita potrebbe riservargli. Un ragazzino costantemente diviso tra ciò che lo aveva sempre accompagnato nella sua esistenza e ciò che invece avrebbe potuto essere per lui un trampolino di lancio per VIVERE.
La sua giovane esistenza, costantemente vessata e umiliata da un padre che non capisce quando sia il momento di smetterla, sempre in lotta con se stesso, sempre attento ai suoi bisogni, alle sue carenze, alle sue mancanze, senza, però, mai considerare il fatto che probabilmente la causa del suo male fosse proprio se stesso.

"Avevi assistito a quella scena, e a ogni parola e gesto l'odio per quell'uomo era cresciuto. Del resto era successo tante di quelle volte che ti ci eri quasi abituato. Però, quando i piedi si staccarono da terra e iniziarono a oscillare, gli occhi strabuzzati per il terrore, le grida, non fu più possibile sopportare. "Smettila. Ti sto dicendo di smetterla". "


Un libro che è un viaggio nell'animo di questo ragazzo e di quello di suo padre che ci raccontano come ci si possa riappropriare della propria vita e renderla migliore nonostante siano stati fatti degli errori, che possono essere più o meno gravi, ma che, con la presenza di chi è disposto a perdonare, possano essere risolti.

Un libro che in poche pagine porta il lettore a vivere in quella realtà, nonostante si tratti di un romanzo in cui non ci sono tanti eventi, né particolari colpi di scena da trovarsi davanti.
Un libro che proprio grazie alla quotidianità di una famiglia irlandese, anche se atipica, ma non saprei dire quanto, ci mette davanti ad una lunga riflessione interiore che porta inevitabilmente ad esplorare cosa si nasconde dietro all'apparente normalità.

Per quanto mi riguarda è stata una lettura veramente coinvolgente, con uno stile di scrittura che sebbene sia duro, pungente, tagliente, secco e diretto in tutte le cose che racconta, ti lascia incollato alle pagine e ti fa pensare continuamente a quello che il protagonista sta per fare o ha subito.
E' un libro che, nonostante non presenti una trama particolarmente articolata lascia provare sensazioni che inevitabilmente ti portano ad immedesimarti. A questo proposito la tecnica utilizzata è quella del cambio del punto di vista da parte dell'autore.
Infatti, se nei primi capitoli l'autore parla in terza persona, raccontando i fatti dall'esterno, ad un certo punto, il lettore si trova ad essere direttamente interpellato dallo scrittore che, nel parlare di ciò che succede si rivolge direttamente a te che stai leggendo, anche se poi si parla del ragazzo.
Devo dire la verità, non ho mai letto nulla di simile, una tecnica narrativa che, sicuramente ha giocato un ruolo importante nel piacere che ho provato leggendo questo libro.
Sicuramente non è un thriller, come avevo supposto vedendo la copertina, ma una storia di vita, che può risultare magari noiosa a chi si aspetta delle letture sempre molto piene di avvenimenti e colpi di scena, ma allo stesso tempo una storia che potrebbe coinvolgere maggiormente proprio per la sua mancanza di eventi.

"Non ne sapevi granché di te stesso. Adesso ti trovavi di fronte a uno specchio, con la tentazione di sondare la sua mente per scorgere altre immagini di te. Ma non sarebbe stato giusto: lei aveva la sua vita, come tu avevi la tua, e ogni vita era troppo piena di cose più o meno importanti per fare da specchio vivente a quella di un altro" 

Un altro elemento che mi è piaciuto molto è il rapporto che padre e figlio hanno. Un rapporto fatto di violenza, di disprezzo, di vergogna, di cose non dette, di cose nascoste, ma che di base nasconde un amore e una compassione a volte che lasciano senza parole.
Sicuramente il concetto di perdono e accettazione, tipicamente cattolici, sono molto presenti in questo libro soprattutto da metà libro in poi. Gli anni che passano, danno maggiore maturità ad entrambi i personaggi per capire cosa non va nel loro rapporto e cercare, in un certo senso di cambiarlo.
Probabilmente non tutti sarebbero in grado di accettare una condizione simile, soprattutto in questi anni, e pensando che un comportamento del genere da un padre non si aspetta, ma ho apprezzato comunque il ragazzo per la sua capacità di comprensione che, però, non è mai muta e passiva accettazione.

"Attraversaste la città, padre e figlio, e incrociando gli altri studenti ti vergognavi di lui e subito dopo ti disprezzavi per quella vergogna immotivata, nata dallo stupido desiderio che la tua identità non venisse associata a quella di tuo padre: ti avrebbero associato a lui, invece di vederti indipendente e libero su uno sfondo di neve."

Non so se sia riuscita a trasmettervi quello che ho trovato all'interno di questo libro, da parte mia posso dirvi che la sensazione di impotenza che ha caratterizzato la lettura delle prime pagine che ho letto di questo libro è andata gradualmente sciogliendosi assumendo un senso di libertà, di tranquillità, se così posso dire che forse è proprio quello che l'autore ha cercato di trasmetterci.
E' stata una bella scoperta per me, una lettura scelta per caso, aspettandomi altro, che mi ha segnato sia nel bene che nel male, che ha dato comunque una speranza al lettore per uscire dal buio e dall'oscurità che il suo titolo presagisce.
Non mi resta altro da dirvi se non che leggere questo romanzo non è sicuramente un dovere, ma è uno strumento attraverso il quale potreste scoprire che non sempre il buio del cuore rimane lì a far soccombere, e che si può trovare la forza e il modo di uscire anche da quelle situazioni che ci sembrano insormontabili ritrovando se stessi e la propria indipendenza e forza.


Sono così giunta alla fine di questa recensione con la speranza di avervi infuso un po' di curiosità nei confronti di un romanzo che davvero merita di essere letto.
Fatemi sapere se lo avete letto, se questa recensione può esservi stata utile nella scelta di leggerlo o se vi è semplicemente piaciuto quello che avete letto qui... Io vi saluto e vi faccio come al solito l'augurio che le vostre letture vi diano sempre emozioni... 
Un abbraccio a tutti voi amici Viaggialettori... Ci rileggiamo prossimamente!!!

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