11 luglio 2016

RECENSIONE "EREDITA' " di LILLI GRUBER

SALVE A TUTTI VIAGGIALETTORI BENVENUTI O BENTORNATI SUL MIO BLOG!!!


E' finalmente arrivata l'estate!!! Sebbene io preferisca di gran lunga l'inverno, mi rendo conto che alla fine di giugno (perché, si, sto scrivendo il post ed è ancora giugno) non si può stare ancora a maniche lunghe, su su... A parte che sono un caso particolare, come dice il mio fratellonzio, ma anche io a volte vorrei vivere le stagioni per quello che sono, ecco tutto!

Va bene vado avanti e parlo di libri ho capito... Buona Lettura!!!





TRAMA: Saggio/Biografia/Romanzo sulla storia dell'annessione del Sudtirolo all'Italia e reazione dei suoi abitanti raccontata attraverso gli occhi di Rosa Tiefenthaler, bisnonna della scrittrice, ed esponente di una delle famiglie più importanti della zona per la produzione di vino, frutta e per le numerose proprietà terriere.



Titolo: Eredità
Autore: Lilli Gruber
Casa Editrice: Rizzoli
Anno:2012
Pag: 355
Prezzo: 18,50 euro




VALUTAZIONE:



Come avevo già accennato in un post sull'aggiornamento delle mie letture, ho comprato questo libro d'impulso. Per correttezza devo dirvi che la versione che ho io è quella dei VINTAGE che la Rizzoli vendeva due libri a 15 euro, e io presi questo e Tre giorni a Pompei di Alberto Angela che devo ancora leggere, tra le altre cose... ovviamente!
Avendo avuta questa possibilità, e vedendo il prezzo altino che questo libro aveva (Adesso lo trovate nella versione economica attorno ai 10 euro), ne ho approfittato e l'ho preso così, e devo dire che è stato veramente un bellissimo acquisto!
Non so se riuscirò a farvi capire quanto il libro mi sia piaciuto, ma cercherò di farlo comunque rendendovi note le mie impressioni.

Ho cominciato e concluso la lettura di questo libro in due giorni e mezzo, nonostante la mole non sia propriamente piccola, ma sono stata completamente catturata dalla storia della protagonista e dalle vicende storiche che la Gruber racconta in modo così coinvolgente e realistico allo stesso tempo.
Non so se si possa dare una collocazione categorica ben precisa di questo libro, diciamo che è un insieme di Biografia, Romanzo e Saggio Storico che la scrittrice ha costruito attorno alle vicende della sua famiglia.

La protagonista è Rosa Tiefenthaler, bisnonna della Gruber e figlia di un importante proprietario terriero del Sudtirolo. A sedici anni, Rosa viene condotta nel maso familiare di Pinzon per gestire una delle numerose proprietà della famiglia legate alla produzione di frutta e vino.
La storia che ci racconta la Gruber, però, non è solo quella della sua famiglia, ma anche quella di una parte d'Italia che ha lottato e lotta tutt'ora per non esserne parte integrante. I sudtirolesi non si sono mai sentiti parte dell'Italia, e la loro indipendenza da essa è raccontata benissimo in questo volume.
La famiglia Rizzolli-Tiefenthaler, protagonista del racconto, verrà "utilizzata" dalla scrittrice, per raccontare quella che è, forse, una parte di storia nazionale ancora molto poco conosciuta, o quantomeno poco trattata nei libri destinati al grande pubblico e dedicati alla storia delle Guerre Mondiali.
Le vicende raccontate partono dai primi anni del 900 grazie ad un diario tenuto proprio dalla matriarca di questa storia, Rosa, pochi anni dopo il suo matrimonio con Jakob Rizzolli.

Il libro mette in evidenza la volontà di ferro degli abitanti della zona di Bressanone, Brunico, Bolzano, Merano di mantenere la propria indipendenza da uno stato, quello italiano, di cui non si sentono parte. 
Fin dal periodo dell'Impero Austroungarico i sudtirolesi hanno costruito le fondamenta del loro credo, della loro lealtà all'imperatore, alla loro terra e a Dio, attribuendo a tutto questo il nome di Heimat come ci informa la scrittrice. 
La heimat è ciò che spinge i cittadini sudtirolesi a lottare per la loro libertà di patria e di appartenenza al territorio tedesco, e proprio questo li porterà a dover scegliere in modo molto doloroso quello che sarà il loro destino con l'arrivo della guerre e delle due grandi dittature, quella Fascista in Italia e quella Nazista, in Germania. Il libro, infatti, inizia nel 1902, e finisce nel 1939, anno della morte di Rosa, e dell'inizio ufficiale del secondo conflitto mondiale. 

"Questo personaggio quasi leggendario emergeva da ogni aneddoto mostrando sfumature diverse: la madre dolce, la nonna affettuosa e l'indipendente, colta proprietaria terriera. La benefattrice dal grande cuore e la donna forte, determinata a fare a ogni costo il bene della famiglia. Una figura carismatica e insolita per i suoi tempi. Una vincente, in un periodo in cui la sua patria di appartenenza visse cocenti sconfitte storiche"

Rosa è una donna forte e fragile allo stesso tempo, una donna caparbia e buona che ha cercato di operare sempre per la sua famiglia e per aiutare chi aveva più bisogno, anche nel caso in cui le scelte da fare sono state difficili, anche quando ha dovuto combattere con forze di molto superiori alle sue possibilità.
Rosa è una donna che ama la sua terra e la sua appartenenza ad essa più di ogni altra cosa. Rosa è la madre di sei figli a cui ha trasmesso lo stesso amore e allo stesso tempo è madre di una figlia che segnerà molto la storia della sua famiglia proprio per quell'amore che Rosa stessa ha infuso in lei nei confronti della sua patria.
Le vicende di Rosa, con gli anni, vedranno protagonisti soprattutto i suoi figli, e in particolare Hella, portatrice di una nuova visione del Sudtirolo grazie alle operazioni belliche di Hitler che renderà tutti loro liberi nella loro terra natia.
Hella, altra figura importante nello scorrere delle vicende, è anche il simbolo di una generazione fortemente illusa dalle parole di Hitler e del suo seguito politico durante gli anni di preparazione alla seconda guerra mondiale. Una generazione che ha visto in Hitler una sorta di divinità protettrice e liberatrice dal fascismo e dall'italianità che il fascismo difendeva a tutti i costi, ma per gli anziani, meno inclini all'accettazione del suo pensiero, appare come un uomo che pensa solo a fare le sue conquiste.

E' molto forte la radicalizzazione al territorio che caratterizza i sudtirolesi ancora oggi, basta sentire alcune interviste o i discorsi delle persone che abitano proprio in quei posti per capire come, ancora oggi, non si sentano parte della nostra nazione. 
Quello che viene rappresentato dalla Gruber è un qualcosa, un attaccamento, quasi morboso, ma in senso positivo ovviamente, a tutto quello che rappresenta la cultura di un popolo che, pur sentendosi fortemente appartenenti al territorio tedesco, si è trovato sempre in una condizione di equilibrio tra quella che vedono e hanno sempre visto come una sorta di "Terra Promessa" e quella che vedono come un luogo che non gli appartiene, un luogo profondamente distante dalla loro ideologia.

Nel libro non c'è solo l'amore per la famiglia e la patria, la Heimat appunto, ma anche un forte scontro generazionale tra coloro che vedono la speranza di combattere per la libertà del loro territorio, illusi dai discorsi di un uomo che hanno voluto per forza, in un certo senso, attribuire ai loro desideri, e coloro che vedono la realtà per quella che è, per quella che appare soprattutto dal 1935 in poi, dagli anni in cui Hitler prende sempre più piede e l'Anschluss (Annessione Autria- Germania) dava l'illusione di una appartenenza sbagliata ad una ideologia che non ha mai realmente considerato il disagio dei sudtirolesi.
Vecchi e Giovani, per citare un romanzo di Pirandello, che si trovano a dover affrontare una realtà inaspettata e traditrice nei loro confronti.

Per quanto mi riguarda, devo dire che questo è stato per me un libro illuminante oltre che bellissimo, coinvolgente e ammaliante.
Una lettura che trascina e che non ti fa pesare il fatto che si tratta, in fondo, di un libro di storia. La Gruber emoziona per la delicatezza delle parole usate nel descrivere il dolore discreto di Rosa alla partenza delle sue figlie verso la loro vita, e alla sofferenza tacita nel momento in cui Hella viene confinata per le sue azioni rivoluzionare.
E' commovente il modo in cui descrive come, la nostra protagonista, si renda conto di come gli eventi storici la portano a dover scegliere obbligatoriamente l'abbandono della sua casa e la sofferenza continua che gradatamente la porta alla morte.
La dolcezza nel descrivere l'amore di Rosa per la sua famiglia e soprattutto suo marito che, nonostante gli anni che passano, si sentono legati come fossero novelli sposi. Una solidità che porta invidia a tutti coloro che sono scettici verso questo sentimento.

La volontà di dare una voce agli abitanti sudtirolesi per spiegare le ragioni di questo loro rifiuto di essere italiani, permette alla Gruber di trasportarci in un'epoca e in un territorio che sembra essere ormai fuori dalla realtà, anche se non è affatto così. 
Le descrizioni precise e mai pedanti degli eventi storici finiscono con l'incatenarsi perfettamente con gli eventi biografici di una famiglia, la sua , piena di personaggi dai forti ideali pronti a sacrificare se stessi pur di non tradire i propri principi. Allo stesso tempo racconta di persone spaventate dal corso degli eventi come qualsiasi altro cittadino che, in quegli anni, vede gradualmente ridurre la propria libertà.
In alcuni tratti, mi è venuto di paragonare, a questo proposito, la paura del sudtirolesi che vedono la possibilità della perdita della loro terra e della loro famiglia, a quella degli ebrei che, all'epoca dei fatti, avevano realizzato poco la portata dell'arrivo di Hitler e del Fascismo che avrebbe fatto le sue veci in Italia.
Ovviamente le due cose non possono essere paragonate, col senno di poi, ma c'è un momento nel libro in cui la Gruber fa parlare Rosa con un imprenditore ebreo, e, pur se in realtà l'autrice ci avverte che si tratta di un colloquio finto, le paure, dell'uno e dell'altra sono molto simili, sebbene Rosa abbia avuto la possibilità di una via di fuga da tutto quello che sarebbe avvenuto in seguito.

Un libro che consiglio per la rapidità con la quale il lettore si trova coinvolto nelle vicende di una famiglia dalla quale difficilmente ci si riesce a staccare. Un libro che è scritto con un linguaggio che non appartiene all'insensibile e cronachistico linguaggio giornalistico che ci si potrebbe aspettare da una donna che ha fatto del giornalismo la sua carriera. 
Una lingua che riesce a trasmettere l'amore che l'autrice ha per la propria terra e la propria famiglia, un amore viscerale che lega l'autrice a personaggi come Rosa, che non ha avuto la possibilità di conoscere se non attraverso i racconti della nonna, delle zie, e del diario. Forse proprio grazie a tutto questo la Gruber riesce a restituirci non solo il quadro di una parte della storia mondiale, ma allo stesso tempo, l'affresco di una famiglia che sembra essere ancora qui, ancora appartenente a questa terra.


Mi sono appena resa conto di aver scritto una recensione papiro, e potrei scrivere per ore di questo libro, ma non posso anticipare tutto quello che succede, sebbene la storia mondiale sia ben nota a tutti.
Spero di essere riuscita a trasmettervi la voglia di leggere questo libro, perché è veramente una perla. 
Fatemi sapere se avete letto qualche altro libro sull'argomento, se vi è piaciuta la recensione che ho fatto, se avete letto qualche libro della Gruber o avete intenzione di farlo.
Io sicuramente comprerò anche Tempesta, che è una sorta di continuazione di questa prima parte della storia della famiglia e spero di farlo al più presto... 
Ovviamente fatemi sapere se avete letto questo di libro e se vi è piaciuto oppure no...
Come sempre, se vi va, lasciatemi un commento, iscrivetevi al blog e cliccate "mi piace" sulla pagina Facebook... Ora vi saluto, un abbraccio virtuale a tutti voi... Buone Letture!!!

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