04 agosto 2020

Liberamente Libri... SELLERIO EDITORE

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Come state amici? Come stanno procedendo le vostre letture?
Ultimamente ne sto facendo molte ma l'apprezzamento è molto altalenante, mi sono ritrovata ad essere completamente rapita dal tema della guerra Bosniaca e sto leggendo sia saggi che romanzi a riguardo. Ho letto dei libri che volevo leggere da molto tempo e che nonostante non siano stati tutti apprezzati a pieno sono comunque state delle letture che mi ha fatto piacere fare. Insomma credo che la mia vita di lettrice stia ricominciando a dare dei segnali positivi, o almeno io voglio vederla così, ecco.

Con il post di oggi voglio raccontarvi di un romanzo molto breve che ho letto proprio in relazione alla guerra in Bosnia, un libro che ho comprato l'anno scorso alla fiera Più Libri Più Liberi di Roma e sono molto contenta di averlo letto perché, rispetto ai libri acquistati negli altri anni, questi li sto smaltendo molto velocemente.
Ma senza ulteriori ciarle vi lascio al post e alle mie impressioni sul romanzo di oggi, BUONA LETTURA!


HOTEL TITO

di

IVANA BODROZIC




Trama: Tutto inizia nel 1991 donne e bambini croati devono lasciare Vukovar prima che la città venga occupata. La nostra protagonista con suo fratello vengono mandati prima in un campo estivo poi, raggiunti dalla madre, alloggiati all'Hotel Tito vicino Zagabria.

Titolo: Hotel Tito
Autrice: Ivana Bodrovic
Casa Editrice: Sellerio Editore
Anno: 2019
Pag: 177
Prezzo: 15.00 euro



Cosa Ne Penso...


Ammetto di non aver saputo mai molto della guerra in Bosnia a parte qualche informazione ricevuta a posteriori da romanzi, servizi in tv o dai telegiornali quando si fanno i ricordi di quegli eventi. Ero piccola quando sono successi quindi la mia percezione dell'immane tragedia che è stata l'ho compresa in modo relativo.
Mi sono lasciata erroneamente trasportare, negli anni, principalmente dalle miriadi di voci  relative alle guerre mondiali e all'olocausto, temi che mi piacciono molto, senza dare spazio a queste guerre che seppur di minore "rilevanza" sono state comunque portatrici di devastazioni ed eccidi indicibili.

Casualmente, nel primo anno di partecipazione alla fiera a Roma, parliamo del 2017, ho comprato un volume dedicato alla Bosnia di adesso, delle conseguenze che la guerra ha portato in quelle terre e da lì sono rimasta completamente rapita da quella storia. Ho comprato molti libri che parlano di quegli anni trovando in tutti un elemento comune: la mancanza di una reale motivazione logica a tutto quello che è stato fatto. Inutile dirvi la rabbia che mi porta ogni volta leggere di quegli eventi, una rabbia che, però, è anche motore e linfa per spingermi a conoscere e a saperne sempre di più.

Con la storia di oggi ho fatto un po' di fatica a collocarla in un mondo in cui mi sono abituata a leggere di morti ammazzati, torture, attacchi aerei, mitragliate e fughe nei boschi, ma è stata comunque una lettura piacevole. 

Protagonista di HOTEL TITO è una famiglia di tre persone, una ragazzina di nove anni, suo fratello di sedici e la loro mamma, una donna giovane privata della compagnia di suo marito inizialmente fuggito e poi ricoverato ma di cui, da lì, si perdono le tracce.
Non sappiamo i loro nomi, li conosciamo per sigla ma non è possibile collocarli in maniera definitiva in tal senso, questo mi ha permesso di leggere questa storia non tanto come del singolo ma di una intera comunità di persone.

Tutto inizia con il tentativo di sminuire gli eventi per i due ragazzi che sono dovuti crescere in fretta indipendentemente dalla loro volontà. La realtà dei fatti, però, si palesa in modo improvviso e imponente davanti a loro. I croati di Vukovar devono essere portati nei centri di raccolta per rifugiati e qui entra in gioco l'altro protagonista, l'unico a poter essere indicato, l'Hotel Tito.

Una struttura che ospita molte famiglie all'interno di stanze adattate a zone di ricreazione, case vere e proprie, ricoveri ludici. Intorno all'Hotel c'è una città che sembra vivere in un'altra epoca e in un'altra situazione. Non c'è guerra, non ci sono dispersi, non ci sono morti ammazzati, di questi ultimi si conoscono le storie per informazioni ricevute da chi ha continuato a scappare o da chi ha ancora parenti dall'altra parte del mondo.

La narrazione si concentra principalmente sulla vita di questa ragazzina che cresce fino ad arrivare ai 15 anni, questo ci viene rappresentato attraverso episodi che lei stessa ci racconta e capiamo che il tempo passa attraverso accorgimenti che l'autrice inserisce primo fra tutti delle lettere che vengono scritte nel tempo. 
Ci troviamo quindi a leggere di come una bambina si trovi a dover vivere una situazione di disagio dovuta non solo all'improvvisa perdita di notizie del padre ma anche di come questa situazione di precarietà ai limiti della povertà le abbia condizionato il carattere e l'atteggiamento nei confronti dei suoi familiari.

Non ci troviamo davanti ad un romanzo di guerra, non lo definirei propriamente così, ci troviamo davanti ad una storia che rappresenta un pezzo di questa guerra. Una guerra che pur rimanendo sullo sfondo produce delle conseguenze sulla vita delle persone.

Sicuramente l'adolescenza è il tema cardine di questo romanzo, un periodo che di per sé è fatto di ribellioni, di opposizioni, di voglia di sentirsi grandi e di fare cose da grandi come per far riconoscere la propria incapacità di giudizio. La nostra protagonista non si sottrae a questo classico comportamento.
Quello che si aggiunge, però, è il vivere perennemente sotto il giudizio di chi ti reputa un profugo, che nonostante sia la reale condizione da lei vissuta, è comunque un elemento denigratorio in quella realtà soprattutto perché essere profugo significa quasi avere delle menomazioni, dei difetti rispetto agli altri anche a livello comportamentale o delle mancanze oltre alla povertà ovvia che si crea in concomitanza.

Anche se ho trovato questo aspetto un po' scontato, quello che l'autrice vuole raccontarci è anche il modo in cui la guerra ti mette davanti a delle difficoltà pratiche come la ricerca di un alloggio adeguato che ha effettivamente condizionato la vita già provata di questi personaggi.
La loro vita dipende tutta dalla ricerca di una casa adeguata e che diventa la ricerca di una tranquillità che l'assenza perenne della figura paterna non permette.

Se da una parte ci troviamo a seguire le vicende adolescenziali di questa ragazzina leggiamo anche di un ragazzo che deve assumere il ruolo di uomo di casa a fronte di una madre che pur cercando di mantenere il suo ruolo genitoriale è comunque in balia di una mancanza enorme, della paura di non poter ritrovare suo marito e di quella di non potercela fare.

Devo dire che la prima impressione che ho avuto di questo breve racconto non è stata positiva, nel senso che lo avevo caricato di aspettative inerenti a qualcosa che in effetti non ho trovato, ma è stato un mio errore. In un momento successivo mi sono trovata qui a scrivere di questa storia scoprendo, mano a mano che vado avanti, quale sia stato il tema di questa lettura, sicuramente la volontà di rappresentare il modo in cui una ragazzina affronta un evento grande e imponente nella sua vita, ma anche come la ricerca di normalità sia estremamente difficile in una realtà in cui la guerra, anche se lontana, condiziona la vita di tutti.

L'autrice, molto giovane, di questo libro non racconta della sua esperienza, i personaggi sono inventati, ma credo che ci siano comunque degli elementi reali in tutto quello che ha raccontato.
Mi è piaciuto molto lo stile della narrazione, molto semplice, lineare, quasi soggetto ad una limatura che punta a dare staffilate. Una scrittura che ha la necessità di raccontare ma di farlo in modo rapido, chiaro ed efficace. La rappresentazione dei luoghi e delle situazioni che la ragazzina ci racconta prendono forma davanti ai nostri occhi e questo rende tutto molto più veritiero.
E' sicuramente una lettura che si può fare senza considerarla come una lettura di guerra, a mio avviso. La guerra rimane sullo sfondo, è più un racconto parallelo ad essa ma non per questo meno efficace.


VOTAZIONE: 



Una lettura che mi ha catturato nonostante la sua brevità, una storia che consiglio a chi vuole conoscere qualcosa delle guerre in Bosnia ma senza trovarsi nel pieno della sua violenza.
Posso assicurarvi che si tratta di un volume molto veloce da leggere e che sicuramente vi incuriosirà nei confronti di quanto successo.

Fatemi sapere se lo avete letto, se conoscete dei romanzi legati a questi eventi, se li avete letti e se vi sono piaciuti.
Vi mando un abbraccio e vi auguro di fare bei viaggi tra le pagine dei vostri libri! A presto!!!

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