Nuova rubrica sul blog!!!
Udite Udite signori... In occasione della FESTA DELLA LIBERAZIONE NAZIONALE ho deciso di presentare qui sul blog una nuova rubrica!
Ultimamente mi sono resa conto che leggo dei romanzi che hanno spesso delle tematiche comuni e questo mi ha portato a voler creare una rubrica che, nel parlare comunque di letture che faccio, mi permetta di darvi consigli mirati nel caso in cui voleste cimentarvi in una tematica in particolare.
Proprio per onorare questa festività, quindi, ho pensato di inaugurare la rubrica parlandovi di due letture che hanno contribuito alla diffusione della letteratura partigiana aprendo le porte a quello che divenne un vero e proprio filone letterario.
In questo caso, però, non parlerò di una letteratura esplicitamente partigiana in quanto nel momento in cui vennero scritti questi due libri gli scrittori non aveva la possibilità di esprimersi liberamente in ambito politico, questo comportava, per chi voleva scrivere della contemporaneità di quegli anni, la creazione di opere letterarie che parlassero di partigianeria, in questo caso, ma in modo velato.
In questo caso, però, non parlerò di una letteratura esplicitamente partigiana in quanto nel momento in cui vennero scritti questi due libri gli scrittori non aveva la possibilità di esprimersi liberamente in ambito politico, questo comportava, per chi voleva scrivere della contemporaneità di quegli anni, la creazione di opere letterarie che parlassero di partigianeria, in questo caso, ma in modo velato.
In Italia abbiamo avuto due grandi autori, tra gli altri, che hanno cercato di parlare dei partigiani nel periodo di fuoco. Ovviamente vi parlo di due opere che ho letto io e che mi sono piaciute molto, ma ci sono comunque molti titoli dedicati alla vita e alle vicende dei partigiani.
Tra i due titoli che vi mostrerò, sicuramente uno è molto più noto dell'altro, ma entrambe i titoli sono consigliatissimi anche da leggere in altri momenti dell'anno.
Per farvi capire meglio il concetto espressivo di questi due volumi vi inserisco qui un pezzo dell'autorevole prefazione ad uno dei due libri di cui vi parlerò oggi:
"Avevamo vissuto la guerra, e noi più giovani - che avevamo fatto appena in tempo a fare il partigiano - non ce ne sentivamo schiacciati, vinti, "bruciati", ma vincitori, spinti dalla carica propulsiva della battaglia appena conclusa, depositari esclusivi d'una sua eredità. [...] quello di cui ci sentivamo depositari era un senso della vita come qualcosa che può ricominciare da zero [...]. L'essere usciti da un'esperienza che non aveva risparmiato nessuno, stabiliva un'immediatezza di comunicazione tra lo scrittore e il suo pubblico.[...] alle storie che avevamo vissuto di persona o di cui eravamo stati spettatori s'aggiungevano quelle che ci erano arrivate già come racconti, con una voce, una cadenza un'espressione mimica. Durante la guerra partigiana le storie appena vissute si trasformavano e trasfiguravano in storie raccontate la notte attorno al fuoco [...]"
Non so se qualcuno di voi ha già riconosciuto di chi sono queste parole, ma voglio mantenere ancora un po' di mistero parlandovi dei due autori dei volumi in questione.
Scritti a distanza di un anno l'uno dall'altro (1946, il primo, 1947 il secondo) le due opere sono state scritte da due delle penne più importanti del panorama letterario italiano e non solo, sebbene la fama di uno abbia superato abbondantemente, per più facile fruibilità, quella dell'altro.
Nel primo caso si tratta di un romanzo d'esordio, l'autore inizia la sua carriera di romanziere proprio con questo titolo e proprio nel periodo in cui i giovani avevano bisogno di esprimere il loro disagio e la realtà che stavano vivendo.
Nel secondo caso, invece, si tratta di un autore già affermato e con un ruolo importante nel panorama della letteratura fantastica del novecento europeo grazie a dieci anni di produzione legata principalmente ai racconti.
Ma adesso è arrivato il momento di parlarvi dei romanzi ...
Titolo: Il sentiero dei nidi di ragno
Autore: Italo Calvino
Casa Editrice: Mondadori
Anno: 2016
Pag: 152
Prezzo: 12.00 euro
IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO è un romanzo chiaramente partigiano, ma è anche un romanzo che ci racconta della condizione di un piccolo paese della riviera ligure all'indomani dell'8 Settembre 1943.
Protagonista di questa storia è un ragazzino, Pin, che nel voler trovare degli amici finisce con il vivere con un gruppo di partigiani in fuga dai soldati tedeschi tra i boschi.
Pin ha una sorella che si intrattiene con i soldati tedeschi e questo lo rende oggetto di molte critiche e prese in giro da parte di coloro che vivono nel suo stesso paese.
Per questo Pin compie un'azione pericolosa per lui ma anche per gli altri coprotagonisti di questa vicende.
Quello che rende questo romanzo velatamente partigiano è il fatto che la storia non viene raccontata da un adulto che effettivamente ricopriva quel ruolo, ed inoltre nelle vicende non c'è mai un accenno all'opinione sulla situazione politica dell'epoca. Ci troviamo quindi a leggere delle avventure di un ragazzino che si ritrova a vivere una vita che gli appare solo parzialmente pericolosa.
E' la sua età a rendere ai suoi occhi tutto come un gioco, ed è sempre la sua età innocente a portarlo ingenuamente a complicare la vita degli adulti che lo circondano.
Protagonista in questo caso è anche la natura dei boschi che diventano rifugio e parco divertimenti per lui.
Un romanzo pieno di sfaccettature che dimostrano uno spaccato di vita vissuta ma tutto viene edulcorato dalla reale violenza e disperazione di quegli anni.
L'altro titolo di cui voglio parlarvi è di un autore che ho conosciuto e adorato perché ho scritto la mia tesi di laurea proprio su di lui e sui suoi romanzi, sto parlando di Tommaso Landolfi e del suo
Titolo: Racconto d'autunno
Autore: Tommaso Landolfi
Casa Editrice: Adelphi
Anno: 2011
Pag: 131
Prezzo: 18.00 euro
RACCONTO D'AUTUNNO è un titolo molto più velatamente partigiano rispetto a quello di Calvino sia per il fatto che Landolfi, autore dichiaratamente poco incline al realismo, inserisce solamente qualche accenno al periodo storico di cui sopra, sia perché l'elemento partigiano rimane sullo sfondo di una vicenda che si può collocare perfettamente nell'ambito del fantastico.
Ma andiamo con ordine facendo un accenno a quello che è un autore elitario e di nicchia per la maggior parte dei lettori moderni.
Nato in un piccolo paese della provincia Ciociara sebbene, all'epoca della sua nascita fosse ancora casertana, Landolfi comincia la sua attività letterario nella fine degli anni 30 del 900 con la produzione di una serie di raccolte di racconti che attingono al fantastico di Edgar Allan Poe e Lovecraft, come pure alla tradizione Kafkiana e di e Gogol tra gli altri.
Tinte di mistero e surrealismo si trovano tra le pagine dei suoi romanzi che, seppur brevissimi, sono in grado di coinvolgere e sconvolgere il lettore quanto basta.
In questo caso, parlando del tema partigiano, la storia che ci racconta è legata al periodo della Guerra e alle vicende di un soldato che, disertando, cerca rifugio in una casa enorme in mezzo al bosco che sembra essere stata abbandonata.
Partendo dalle sventure di un soldato la grande casa diventa protagonista di eventi difficilmente spiegabili e concepibili.
Ma perché ho inserito questa lettura nel filone della letteratura partigiana?
Adesso non vorrei anticiparvi troppo della storia ma vi parlerò della sua struttura... Landolfi, così come Calvino, non potendo affrontare direttamente la tematica politica decide di fare, della guerra mondiale, la cornice di una storia che ha molti elementi appartenenti alla sua biografia. La guerra, infatti, apre e chiude il romanzo riportando il lettore, improvvisamente, alla realtà, alla sua brutalità e alla sua ingiustizia.
Sicuramente quello che posso assicurarvi è che la produzione di Landolfi è molto particolare, è un autore che nell'affrontare in modo surreale le sue storie riesce a permettere la lettura di un retro-pensiero anche scomodo ma che arriva in maniera prepotente al lettore.
Lo stile dell'autore non è colloquiale o di facile lettura come può essere quello di Calvino.
Con questo non sto sminuendo la portata narrativa di Calvino. Lo stile di Landolfi, però, è caratterizzato dalla presenza di molti termini desueti, elitari, appartenenti ad un linguaggio colto che andava, in un certo senso, a scontrarsi con lo scopo degli altri autori partigiani che, invece, puntavano all'immediata comprensibilità delle loro parole.
Nonostante questo, però, Landolfi è un autore da scoprire, se non lo conoscete, e da rileggere, se vi mancano le sue storie.
Spero che questa prima "puntata" della nuova rubrica "PARLIAMO DI..." vi sia piaciuta.
Spero di non avervi annoiato parlando troppo degli autori, ho preferito raccontarvi qualcosa in più di Landolfi perché comunque Calvino è stra noto quindi non avrei fatto altro che aggiungere chiacchiere già sentite.
Mi auguro, invece, di avervi incuriosito sulla figura di Tommaso Landolfi, autore che ha scritto moltissimo, soprattutto racconti ma i suoi romanzi sono davvero delle perle.
Nel parlare della nuova rubrica, vorrei accennarvi al fatto che non scriverò dei post legati solamente a degli argomenti, ma anche a degli autori di cui, magari leggo qualche libro che mi colpisce e di cui mi fa piacere parlarvi, diciamo che sarà una rubrica fritta mista, ecco. Ovviamente anche in questo caso spero che possa piacervi l'idea.
Come sempre vi ringrazio per essere passati di qua, per aver dato spazio alle mie parole nella vostra vita- Vi ricordo che potete seguirmi su Goodreads per le letture che faccio e su instagram anche se sto ancora cercando di capire come poterlo sfruttare al meglio per i miei progetti. :-)
Fatemi sapere se questa rubrica possa piacervi, ovviamente sono aperta a suggerimenti su argomenti, generi e autori da conoscere e di cui parlare.
Vi auguro di passare una bellissima giornata di festa e di fare bellissime letture!!!
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